Disturbi dell'apprendimento in matematica

Disturbi dell’apprendimento in matematica: cosa sappiamo oggi?


Negli ultimi anni, la ricerca ha permesso di capire molto meglio come i bambini imparano la matematica e come si sviluppano le loro abilità numeriche. Abbiamo anche capito che esistono dei momenti particolarmente importanti (chiamati periodi critici), durante i quali il cervello è più predisposto a sviluppare queste competenze. Già prima della scuola, nei primi anni di vita, i bambini iniziano a costruire le basi della matematica, grazie allo sviluppo di funzioni come la capacità di orientarsi nello spazio, percepire quantità e coordinare occhio e mano.

Proprio studiando come si sviluppano queste competenze, è stato possibile individuare anche i casi in cui lo sviluppo non segue il percorso atteso. È il caso della discalculia evolutiva, un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) che riguarda proprio la matematica. I bambini con discalculia hanno difficoltà fin dai primi anni di scuola a imparare i numeri e a fare calcoli. Si stima che circa il 5-6% della popolazione scolastica sia interessata da questo disturbo, anche se le percentuali possono variare a seconda dei criteri usati per diagnosticarlo.

Ma cosa succede esattamente nel cervello dei bambini con discalculia? Le ricerche hanno mostrato che solo in pochissimi casi (meno dell’1% della popolazione) il problema riguarda un vero e proprio malfunzionamento della parte del cervello che ci permette di percepire le quantità in modo intuitivo (quella che chiamiamo senso del numero). Nella stragrande maggioranza dei casi, le difficoltà dipendono invece da problemi nella gestione e nell’automatizzazione di passaggi e procedure: come collegare un numero al suo nome, ricordare i fatti aritmetici (come le tabelline), applicare le regole dei calcoli.


In sostanza, la maggior parte dei bambini con difficoltà in matematica non ha un “blocco” su una singola abilità di base, ma incontra ostacoli in un insieme di processi più ampio e complesso. 

Per esempio:

difficoltà a collegare i simboli ai concetti numerici (sapere che il simbolo “5” rappresenta la quantità 5);

problemi di memoria di lavoro, cioè quella memoria a breve termine che serve per tenere a mente i passaggi di un calcolo;

difficoltà visuo-spaziali, cioè a collocare i numeri nello spazio (ad esempio, capire il valore posizionale delle cifre);

difficoltà a usare strategie di soluzione o a pianificare i passaggi di un problema.

Come scrivono anche i ricercatori Caviola e Szűcs, è ormai chiaro che imparare la matematica non dipende da un’unica abilità, ma da una rete di competenze diverse, che devono lavorare insieme. Questo è importantissimo anche per chi insegna, perché significa che non esiste una sola strada per imparare la matematica. Ogni bambino può avere un suo modo di capire e di costruire conoscenze, e la didattica dovrebbe tenerne conto.

C’è poi un dato che deve far riflettere: in Italia il 20% dei bambini ha gravi difficoltà con il calcolo. Questo è un numero troppo alto per essere spiegato solo con disturbi specifici come la discalculia. È evidente che c’è un problema anche nel modo in cui la matematica viene insegnata e percepita a scuola.

Invece di presentare la matematica come qualcosa per pochi portati, dovremmo raccontarla per quello che è davvero: un grande laboratorio di idee, fatto di tentativi, intuizioni, ragionamenti, errori e scoperte. La matematica non è una dote misteriosa che alcuni hanno e altri no, ma un percorso aperto a tutti, in cui la curiosità e la voglia di capire contano tanto quanto le abilità di calcolo.

Infine, le ricerche più recenti sottolineano quanto sia importante un altro aspetto: insegnare ai bambini a ragionare e ad argomentare, cioè a spiegare perché una soluzione funziona o no. Imparare a costruire e condividere un ragionamento matematico non è solo utile per la matematica, ma sviluppa una forma di pensiero critico che serve in tutte le materie e nella vita di tutti i giorni.

In conclusione, conoscere meglio i disturbi dell’apprendimento matematico ci aiuta a capire che non c’è un’unica intelligenza matematica, e che ognuno può trovare la propria strada per avvicinarsi a questa materia, se accompagnato nel modo giusto.

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