𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐜𝐨𝐩𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐬𝐞 𝐢𝐥 𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐁𝐚𝐛𝐛𝐨 𝐍𝐚𝐭𝐚𝐥𝐞 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞?



Tutto è iniziato in seconda, quando il nostro custode, travestito da Babbo Natale, è entrato in classe a fare gli auguri. Potete immaginare lo scompiglio: l’immaginazione ha cominciato a correre e non c’era modo di tornare a quello che stavamo facendo. Così, con aria un po’ provocatoria, ho detto loro: “Secondo me quello non era il vero Babbo Natale.”

Una verità che molti già avevano dentro, (perché la barba si vede mae’ che era palesemente finta) ma che detta dalla maestra diventava improvvisamente importante. Cosi ho rincarato la dose: “Secondo me il vero Babbo Natale passa solo il 25 dicembre. Tutti gli altri sono aiutanti.”
Qualcuno non era sicuro nemmeno dell’esistenza del vero Babbo Natale e così è partita la sfida, dobbiamo assolutamente arrivare ad una risposta: come possiamo davvero capire se è Babbo Natale a portare i regali e non qualcun altro?

In seconda ci ha salvato G. perché ha portato le fotografie delle vere 👣 impronte lasciare da Babbo Natale e dopo quella schiacciante verità non c’era molto da aggiungere.
Ora siamo in quinta elementare e quella domanda è tornata, trasformandosi in cinque ore fitte di problem solving!

Ho diviso la classe in gruppi e ho chiesto loro di ideare delle strategie infallibili. Ma non bastava: ogni gruppo doveva diventare l’“avvocato del diavolo” della propria teoria, trovandone i punti deboli e scegliendo, alla fine, quella davvero inattaccabile da portare al vaglio dell’intera classe. Alla fine doveva restarne solo una.

Ve lo dico subito: non ve la posso raccontare. Se i genitori leggono questo post, potrebbero anticipare le nostre mosse e “dribblare” ogni nostra pensata. Quindi, per ora, è top secret.

Ma le teorie scartate meritano di essere raccontate, perché alcune sono piccole perle di creatività e logica:
𝐋𝐚 𝐭𝐞𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐯𝐞.
“Prendo la chiave dalla camera dei miei genitori, chiudo la porta e aspetto. Se Babbo Natale esiste, troverò i pacchetti. Se non viene nessuno… beh, sapete come va a finire.” Sembrava geniale, finché qualcuno ha obiettato: “E se i genitori hanno una chiave di riserva? E poi… come fanno ad andare in bagno?” Teoria bocciata.

𝐋𝐚 𝐟𝐚𝐫𝐢𝐧𝐚 𝐬𝐮𝐥 𝐩𝐚𝐯𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨.
Per catturare le impronte di Babbo Natale: “Mettiamo la farina e controlliamo se le scarpe dei genitori coincidono.” Obiezione pronta: “Maestra, i genitori potrebbero strisciare le scarpe per lasciare impronte più grandi!” E addio anche a questa.

𝐋𝐚 𝐭𝐫𝐚𝐩𝐩𝐨𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐛𝐮𝐫𝐫𝐨.
Qualcuno ha proposto un marchingegno spettacolare: “Un filo legato a una campanella, una sveglia che suona, polistirolo che scivola su un pavimento di burro…” Un’idea fantastica, ma forse più adatta a un laboratorio di fisica che alla notte di Natale.

𝐋𝐚 𝐭𝐞𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚.
“Lasciamo un biglietto accanto ai biscotti e chiediamo a Babbo Natale di scrivere qualcosa. Poi facciamo scrivere la stessa parola ai genitori e confrontiamo la calligrafia.” Molto razionale, ma è stato fatto notare: “E se i genitori usano una scrittura diversa?” Eh, già.

𝐋𝐚 𝐭𝐞𝐥𝐞𝐜𝐚𝐦𝐞𝐫𝐚 𝐚𝐜𝐜𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐚𝐢 𝐛𝐢𝐬𝐜𝐨𝐭𝐭𝐢.
“Mettiamo una telecamera nel piatto con i biscotti per vedere chi mangia i biscotti.” È nata una preoccupazione lecita: “Ma se Babbo Natale, al buio, non ci vede e morde la telecamera invece dei biscotto?” Meglio non rischiare.

𝐋𝐚 𝐬𝐨𝐫𝐯𝐞𝐠𝐥𝐢𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐦𝐞𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢.
“Mettiamo una telecamera nella loro stanza per vedere se si travestono e portano i regali in sala.” Questa proposta stava per sfiorare la vittoria finché non è arrivata la perla logica: “Ok, se i genitori restano in stanza, sappiamo che non sono stati loro. Ma se ci sono i regali non possiamo dimostrare che sia stato Babbo Natale!” Una teoria crollata su una sottile questione di deduzione logica.

Alla fine, dopo cinque ore di lavoro in due pomeriggi intensi, la classe era ancora in fermento. Una cosa è certa: il problem solving, quando ti tocca da vicino, diventa un gioco serio!

Commenti