Matematiche e matematici si nasce o si diventa?
Questa domanda è sicuramente una semplificazione, perché la matematica è una costruzione complessa, fatta di ragionamento, memoria, linguaggio, immaginazione, emozioni e anche controllo degli impulsi. Eppure, è una domanda importante. Il modo in cui raccontiamo la matematica ai bambini e alle bambine – e l’idea che loro si fanno di sé rispetto a questa materia – ha un impatto che li accompagna per tutta la vita.
Troppi bambini imparano presto a pensare di non essere portati per la matematica, perché vengono etichettati fin da piccoli. Un famoso studio inglese (Dixon, 2002) ha mostrato che l’88% degli studenti collocati in una “fascia di valore” all’inizio della scuola, ci rimane per tutta la carriera scolastica. Come a dire: se vieni considerato poco portato a 7 anni, è molto probabile che ti sentirai poco portato anche a 15.
E così, quando un ragazzo incontra difficoltà in matematica, la spiegazione che si dà è semplice e scontata: non sono portato. Non è in grado di mettere in discussione come gli è stata insegnata. Questo genera frustrazione e, alla lunga, porta a quella che in psicologia si chiama impotenza appresa: la sensazione di non poter fare nulla per migliorare.
Tutto questo ha conseguenze molto serie, non solo sui risultati scolastici, ma anche sull’immagine che ciascuno costruisce di sé. È per questo che, da insegnanti, dobbiamo provare a cambiare prospettiva: offrire ambienti di apprendimento diversi, più inclusivi, e fornire strumenti che aiutino a superare la paura e la convinzione di non essere capaci.
Ecco perché vale la pena tornare alla domanda iniziale: la matematica è una dote innata o una conquista? Le neuroscienze ci aiutano a rispondere, e ci dicono che la realtà è molto più sfumata di quanto spesso si pensi.
Gli studi sul neurosviluppo mostrano che nasciamo tutti con un senso del numero, una capacità di percepire piccole quantità già nelle prime settimane di vita, prima ancora di imparare a parlare. Lo stesso senso del numero è stato trovato in molte specie animali, persino nei pesci. Insomma, la capacità di percepire e distinguere quantità è una dotazione di base, comune a tutti i vertebrati.
E i matematici e le matematiche? Le ricerche più recenti ci dicono che non nascono con un cervello speciale, ma con un cervello che, nel tempo, ha sviluppato una maggiore capacità di mettere in comunicazione aree diverse. Non è una dote fissa: è una competenza che si costruisce.
La conclusione è chiara: tutti e tutte siamo predisposti per la matematica. Tutti e tutte nasciamo con un’intuizione numerica di base, che poi può crescere o bloccarsi, a seconda di come viene nutrita. Ecco perché è fondamentale come insegniamo matematica e quale ambiente creiamo: serve un contesto che sostenga, incoraggi, dia valore al ragionamento e all’errore, e aiuti i bambini e le bambine a costruire connessioni.
Perché, come dice Daniela Lucangeli, la matematica va nutrita.
E allora... buona matematica a tutte e tutti noi!
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